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La casa del futuro

Casa e tecnologia


Tornare a casa, chiudere l’uscio e allargare le braccia mentre una leva meccanica sfila di dosso il cappotto. E magari, a seconda dell’orario, sussurrare «Tè, bistecca al sangue, vasca da bagno, o Notturno di Chopin». Dopodiché, armarsi di pazienza e attendere quei quindici, venti secondi necessari alla casa del futuro per soddisfare i desideri di chi rincasa.
Questa almeno è l’idea di ambiente domestico che cinema e letteratura hanno immaginato e descritto, con sfumature diverse ma ugualmente incentrate sull’idea di un’abitazione che, con il progresso delle tecnologie, va incontro a ogni tipo di esigenza del padrone di casa. Un’idea associata a quella di riduzione dello sforzo fisico, ideale punto d’arrivo di questo processo su cui scrittori e registi, da Isaac Asimov a Philip Dick, da Ridley Scott fino a Woody Allen, hanno immaginato trame e sketch memorabili.

Chi non ricorda, per esempio, Harrison Ford in Blade runner? Nel corso delle indagini, il detective Deckard usa il videoregistratore alla ricerca di tracce che gli permettano di rintracciare i replicanti disobbedienti. La particolarità della sequenza consiste nel fatto che i comandi di avvolgimento del filmato, di zoom, di messa a fuoco, vengono impartiti al piccolo elettrodomestico a voce.
Nessun pulsante da premere: solo una macchinetta programmata per interagire con l’essere umano e compiere al posto suo le operazioni che oggi, ancora, avviamo grazie a telecomandi o strumenti simili.

All’incirca è quanto si può ritrovare nel Dormiglione (1973), uno dei meno noti tra i film di Woody Allen. Mike Monroe si risveglia nel 2173, dopo duecento anni di ibernazione, e per sfuggire alla polizia si traveste da robot maggiordomo. La prima impresa consiste nel preparare un pasto per gli ospiti di Diane Keaton, ma col pudding istantaneo e gli apparecchi della cucina automatizzata tutto si risolve - quasi - senza imprevisti. Mickey, il nuovo automa di servizio, provvede a tutto. Un vero e proprio cameriere tuttofare in microchip e silicio, che si aggira per le stanze con lo sguardo stupito e il timore di essere identificato. Grazie a lui scopriamo alcune delle meravigliose dotazioni della casa del futuro, come l’indimenticabile macchina “Orgasmatic” o il globo del piacere.



Niente di tutto questo - non ancora, almeno - fa parte degli accessori delle nostre case, neanche di quelle più avveniristiche. Per molti cucinare può essere ancora un’attività piacevole, o comunque una fatica tollerabile. Quanto agli altri macchinari, diciamo che fortunatamente la scienza, per il momento, si occupa d’altro.
La domotica (contrazione di domus e robotica), la disciplina che si occupa di studiare le tecnologie atte a migliorare la qualità della vita nella casa, ha altre finalità che non la creazione di congegni che sollevino l’essere umano da questo tipo di fatiche.
L’obiettivo principale dell’uso di tecnologie moderne nella progettazione domestica è infatti rivolto alla realizzazione della cosiddetta “casa intelligente”: una gestione integrata, semplice, sicura, funzionale e a basso costo dell’intero sistema casa, che possa ottimizzare anche le odierne esigenze di risparmio energetico. Già oggi, azioni come la regolazione degli impianti termici, la manutenzione della rete elettrica o di quella idraulica, l’irrigazione dei giardini o l’apertura delle finestre possono essere programmate, e affidate all’elettronica. Anche a distanza, tramite web.
Insomma, la casa del futuro esiste già nel presente. A questo punto, resta soltanto da sperare che il computer della casa del futuro non si chiami Hal 9000, come il processore centrale dell’astronave di Stanley Kubrick in 2001: Odissea nello spazio.

di Stefano Vannucci

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