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Lo stadio di Firenze, una casa per tanti

Anni Trenta : Firenze - Udine, una delle prime partite ospitate dallo stadio

Non per niente si dice “la squadra di casa”. Lo stadio cittadino, infatti, è una vera e propria casa per i calciatori e per i tifosi che nelle partite interne vi “abitano” appassionatamente. Il destino di uno stadio – di quella casa chiamata stadio – è di essere un luogo amato al di là di ogni considerazione. Amato non tanto per quello che è, non tanto per quello che offre, ma semplicemente per quello che rappresenta: la casa. La casa della squadra e dei suoi tifosi.

Un classico esempio? Lo stadio di Firenze, intitolato ad Artemio Franchi e progettato dal grande architetto Pier Luigi Nervi. Ebbene, lo stadio fiorentino risale al 1931 e quando fu realizzato rappresentò un esempio straordinario di costruzione in cemento armato. I giornali lo definirono “un’opera ricca, poderosa e coraggiosa” e, a parte la retorica obbligatoria dell’epoca, non c’è dubbio che l’impianto, allora intitolato a Giuseppe Berta, rappresentasse un punto esclamativo nell’architettura sportiva. Nervi aveva 40 anni quando gli fu assegnato l’incarico e poteva vantare un solo precedente di rilievo: la progettazione del Teatro Augusteo di Napoli. Con lo stadio di Firenze, realizzato nell’area del Campo di Marte, piazza d’Armi risalente ai tempi di Firenze capitale, Nervi realizzò qualcosa di innovativo (un’ardita tribuna coperta, le scale elicoidali, la plasticità del complesso, l’agilità della Torre di Maratona) che ha segnato un’epoca nel campo delle costruzioni in cemento armato e che, questo non va dimenticato, ebbe anche l’handicap – brillantemente superato – di essere portata a termine non tutta assieme, ma per così dire “in progressione”, cioè con un progetto che poteva anche essere modificato se i finanziamenti non fossero stati sufficienti.

La Torre di Maratona svetta nel cielo estivo

"L’opera ricca, poderosa e coraggiosa" era uno degli stadi più belli d’ Europa, in seguito ebbe il giusto onore di essere riconosciuto monumento nazionale, ed ospitò – essendo un impianto polivalente – non soltanto le partite di calcio della Fiorentina e della Nazionale, ma anche gare di atletica, tappe del Giro d’Italia, incontri di pugilato, partite di baseball, esibizioni ginniche.
Il trascorrere del tempo e i successivi interventi sulla struttura, adeguata in occasione dei Mondiali di calcio del 1990 alle norme di sicurezza imposte dall’Uefa, hanno inciso sull’aspetto dello stadio togliendogli certe caratteristiche senza aggiungervi molto in tema di comfort. L’impianto è rimasto scoperto, a parte la tribuna centrale, e nelle giornate di pioggia i disagi degli spettatori sono facilmente intuibili. In più le nuove norme di sicurezza hanno circondato la struttura di cancellate e inferriate senza contare che la zona, un tempo di periferia, si è completamente trasformata e mentre una volta la presenza dello stadio la abbelliva e addirittura la inorgogliva (“abito nella zona dello stadio” dicevano i fiorentini con un tono che sottolineava la tranquillità dei luoghi), oggi la sottopone a notevoli disagi.

Eppure, nonostante sia diventato scomodo, senza parcheggi, senza copertura, con una visibilità scadente dalle curve e nonostante conservi soltanto squarci dell’antica bellezza (la torre di Maratona), lo stadio di Pieri Luigi Nervi – che tante cose ha visto e tante ne può raccontare – è talmente patrimonio comune dei cittadini e della loro condivisa memoria da essere “perdonato” per le rughe e i difetti che ora mostra. Non è più quello di una volta, ma è ancora la casa di tutti.

Sandro Picchi

Uno spettatore solitario sulla tribuna

Sandro Picchi, giornalista, è il curatore del libro “Firenze, Lo stadio racconta” edito da GIUNTI Editore, pubblicato per l’Associazione GIGLIO AMICO, grazie alla collaborazione della stessa Giunti e di ANCE Firenze (Sezione Edile di Confindustria).
Giglio Amico è una ONLUS che organizza varie iniziative, prevalentemente con al centro l’attività sportiva, con il fine di reperire risorse economiche per azioni di solidarietà che hanno per destinatari persone bisognose che, affette da malattie fisiche o psichiche particolarmente gravi, vivono in condizioni di indigenza.
Il libro, che ha come sottotitolo “Oltre 75 anni di storia cittadina nelle memorie del Franchi” è ancora disponibile, con offerta minima di € 30,00. Per le prenotazioni contattare la segreteria di Giglio Amico (055/ 602382, oppure 320/6222853)

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