
Con questa installazione l’Inghilterra colmerà il gap nei confronti dei due paesi che, in Europa, sono i capofila per quanto riguarda l’affidamento sull’eolico per il fabbisogno energetico: Spagna e Germania, che alimentano rispettivamente l’8% e il 5% delle loro esigenze grazie alle tecnologie di sfruttamento dei venti. Non è solo in questi paesi, del resto, che si sta diffondendo in modo sempre più esteso il ricorso a fonti di energia rinnovabile: non inquinano e non si esauriscono, e rappresentano una risposta strategica al timore di un futuro collasso energetico del sistema.
In Nord Europa, ad esempio, questo tipo di tecnologie è diventato ormai molto più che una semplice alternativa alle tradizionali strutture di approvvigionamento dell’elettricità, e non è raro - come sa chi ha visitato l’Olanda - viaggiare per le strade di campagna dei Paesi Bassi accanto a lunghe file di pale meccaniche che producono nell’aria i loro caratteristici ronzii (forse fastidiosi, ma molto suggestivi).
L’Unione europea crede a tal punto nell’eolico da avere dato vita a un’ente, l’Ewea - Associazione europea per l’energia eolica - che si occupa di promuoverne l’utilizzo e farne conoscere i vantaggi alle istituzioni e ai cittadini del vecchio continente. L’ultima iniziativa risale all’anno scorso, quando l’Ewea ha fissato per il 15 giugno il “wind day”, celebrato con sessanta iniziative di vario tipo in ventuno paesi dell’Ue. In casa nostra, il luogo prescelto è stato il piccolo Comune di Greci, in provincia di Avellino. Greci non è comunque l’unico esempio di intervento lungimirante nel campo dell’eolico. In Italia, in tempi recenti, la diffusione di impianti di questo tipo ha vissuto un incremento davvero consistente. Questo dato però - come rileva il rapporto «Vento Forza 12» stilato da Greenpeace ed Ewea nel 2005 - va letto a partire dalla considerazione che il nostro paese, sebbene quarto nelle classifiche europee, manifesti un forte ritardo sulle energie rinnovabili, eoliche in particolare. Alla fine del 2005 la potenza installata ammontava a 1200MW, a fronte di un potenziale non sfruttato di almeno 5000 MW. Questo è dovuto anche al fatto che l’installazione di impianti eolici ha aperto un largo dibattito sul tema, in cui gli oppositori brandiscono le problematiche di impatto ambientale, sia paesaggistico che acustico, e le valutazioni sulla discontinuità delle fonti come armi per combatterne la diffusione. Ma per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e abbattere le emissioni di CO2 è necessario ricorrere a energie rinnovabili e sviluppare le tecnologie più adeguate allo scopo, e lo sfruttamento dell’energia cinetica del vento rappresenta una soluzione pulita e alla portata di tutti. Da sviluppare, da perfezionare, ma la strada a questo punto è tracciata.

Intanto lo scorso settembre, a Montemignaio (Arezzo) è stato inaugurato il primo impianto eolico toscano. Per adesso può contare su tre aerogeneratori tripala (ne saranno presto realizzati altri due) alti 48 metri, con pale lunghe più di 40 metri, che hanno una potenza complessiva di 1,8 MegaWatt/ora e complessivamente sono in grado di produrre quasi 4 GigaWatt di energia all’anno, sufficienti al fabbisogno di circa tremila abitanti.
di Stefano Vannucci
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